Torna nel capoluogo meneghino, dal 17 al 18 maggio 2025, OPEN HOUSE MILANO, un sorprendente weekend di “architetture aperte” per consentire al grande pubblico di conoscere luoghi solitamente non fruibili, attraverso visite guidate e tour tematici.
Dal centro alle periferie è coinvolta l’intera città che è stata idealmente divisa secondo l’antico criterio dei Sestieri: 6 aree che si sviluppano sulle direttrici delle storiche porte per scoprire anche lo sviluppo urbanistico della città.
Quest’anno, insieme al network europeo Open House Europe, verrà esplorato anche il tema Future Heritage per riflettere sul significato del patrimonio oggi, su ciò che davvero si vuole tramandare, su come lo si possa fare in modo più inclusivo e sostenibile.
Dal 2015 Open House Milano fa parte del circuito Open House Worldwide che si sviluppa in 4 continenti ed è ospitato in oltre 50 città di tutto il mondo. In Italia, al fianco di Milano, troviamo coinvolte in questo progetto nato a Londra nel 1992 per volere di Victoria Thorton, anche le città di Roma (dal 2012), Torino (dal 2017) e Napoli (dal 2019).
L’obiettivo molto nobile di questa iniziativa culturale è richiamare l’attenzione sul valore dell’architettura contemporanea e al tempo stesso di un ambiente ben progettato, cercando di far conoscere ancora più “da vicino” la propria città e la storia che ad essa si lega. In questo orizzonte diventa prioritaria la promozione di un concetto di città partecipata dai cittadini, dove possa essere sempre più fertile il terreno di gioco, dialogo e confronto tra pubblico e privato, cittadinanza e impresa.
Si perché a volte lo dimentichiamo ma … apparteniamo anche alla città. Quella in cui viviamo o dove siamo nati. Quella in cui lavoriamo e dove ogni giorno costruiamo legami che con il tempo diventano identitari. Apparteniamo alle esperienze, ai ricordi, alle tradizioni, alle comunità e ai luoghi. Noi siamo la città e alla luce di questa verità OPEN HOUSE – definita dalla BBC “un’idea folle diventata globale” – assume ancora più valore.
Con l’edizione milanese di quest’anno, dal titolo «In a relationship», si festeggia un traguardo importante: Maya Plata e Lucia Mannella, le due direttrici italiane, soffiano su 10 candeline che corrispondono ad altrettanti anni di attività e vengono celebrati con l’apertura straordinaria di 100 luoghi tra studi di architettura, cantieri in fase di realizzazione, case private, case-studio di designers, studi di architettura d’autore, ex spazi industriali, landmark architettonici ed edifici storici, luoghi della cultura (teatri e collezioni private), hotel, showroom e gallerie.
Il potere delle connessioni, il legame profondo tra persone e luoghi nonché il rapporto indissolubile tra memoria e innovazione, guideranno OPEN HOUSE MILANO 2025.
L’interior design sarà protagonista assoluto con un numero importante di case private aperte eccezionalmente al pubblico. Tra queste, Cescolina, ricavata in un ex opificio i cui ambienti oggi resi molto vivaci da colori intensi, si susseguono come piccoli quartieri interni destando inatteso stupore. Si potrà entrare nella sede di 5continents, casa editrice specializzata in arte, dove il libro diventa esperienza visiva e spazio di incontro mentre in zona San Siro sarà possibile visitare SYRE-EASY, un ambizioso progetto di rigenerazione urbana firmato dallo Studio Marco Piva e promosso da AXA IM Alts: un’area a lungo dimenticata, un tempo parte delle scuderie dell’Ippodromo, che si prepara a rinascere in chiave sostenibile, con nuove residenze immerse nel verde.
Altri luoghi inseriti nel circuito saranno ARIA – Ex Macello, uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana in Europa; Pirelli 35, nuovo esempio di riqualificazione integrata; la Casa della Memoria, simbolo della Milano democratica; Opificio 31, ex spazio industriale oggi centro della creatività; e la Torre Arcobaleno, colorato landmark urbano salvato dal degrado.
Dalla Casa Petrarca, unica dimora originale del Sommo Poeta, al seicentesco Palazzo Galloni sul Naviglio Grande, oggi sede del centro dell’Incisione; dal Teatro Filodrammatici, tra i più antichi della città, rifatto nel dopoguerra da Caccia Dominioni, alla Fornace Curti con i suoi Atelier creativi; dall’eclettico Grand Hotel et de Milan alla sede in stile Liberty del Corriere della Sera; dallo Spazio Vito Nesta – magazzino, showroom e laboratorio di idee – alla Collezione Giuseppe Iannaccone e oltre, Milano sarà in grande spolvero grazie ad un’iniziativa socio-culturale di enorme valore che riporta al centro la persona e la collettività nell’ambito di urbanistica e architettura in primis.