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HEARTH, la pelle che ha a cuore l’ambiente

HEARTH, la pelle che ha a cuore l’ambiente

La meraviglia della pelle finemente lavorata, ma senza inquinamento. Un sogno? No, impegno serio, esperienza, capacità innovatrice. Sono queste le forze messe in campo da Rino Mastrotto, che ci regala un livello di ecosostenibilità straordinario, pur mantenendo  il pregio e la resa estetica della lavorazione. 

La sua Hearth, che è l’unione fra cuore (Heart) e terra (Earth), consente di ridurre il 91% del consumo di acqua e il 23% di chimici nelle fasi di riconcia, tintura e ingrasso, con una diminuzione pari al 22% di CO2. In parole semplici, per ogni metro quadrato di pelle si risparmiano 38 litri d’acqua. In questa realtà imprenditoriale virtuosa, anche il passaggio generazionale non ha costituito un problema: il figlio di Rino, Matteo, lavora in azienda insieme alla sorella Barbara.

“Il passaggio è avvenuto in maniera naturale” ci racconta, mentre gli chiediamo di spiegarci di più in merito alla piccola rivoluzione green che HEARTH ha portato in un settore da sempre additato come inquinante. 

L’innovazione portata dalla Rino Mastrotto si basa sulle fasi successive alla concia, (che può essere al cromo, vegetale, chrome free o metal free); ma si basa comunque su una rivoluzione nel modo di concepire la lavorazione storicamente portata avanti dalle realtà del comparto. 

Un lavoro di ricerca e sviluppo durato 4 anni

Il calcolo degli impatti di HEARTH rispetto a una pelle prodotta con un processo convenzionale ha coinvolto sia le fasi upstream sia quelli core (cradle to gate), considerando come unità funzionale 1 m2 di pelle bovina finita. 

Dietro questo risultato c’è   “un lavoro di ricerca e sviluppo importantissimo –come spiega Matteo Mastrotto, amministratore delegato della Rino Mastrotto.

Ci abbiamo messo   4 anni prima di trovare il modo di ottenere pelli della stessa altissima qualità, riducendo il consumo di acqua e chimici”. Repetita Juvant: parliamo di una riduzione del 91% di acqua nelle fasi di riconcia, tintura e ingrasso e del 23% di chimici. “È chiaro che ridurre così tanto l’utilizzo di acqua nei nostri processi ha richiesto un totale cambio di approccio e di mentalità.  Abbiamo reinventato una tradizione, un modo di produrre le pelli che esiste da quando le concerie sono nate”.

Un’occasione per i brand del lusso e per il consumatore finale

Nella società della transizione ecologica, dove si spendono tante parole e si responsabilizza anche il consumatore finale in merito alle sue scelte d’acquisto, il traguardo di Rino Mastrotto costituisce un asset importante. 

Con HEARTH per 1 m2 di pelle si risparmiano 38 litri di acqua, dato che può essere declinato sul consumo di pelle necessario per una borsa o un paio di scarpe… Pensiamo che questa possa essere un’informazione interessante anche per il consumatore finale”.

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Questo, senza inficiare minimamente la resa estetica, la raffinatezza del prodotto finale. Un bell’upgrade anche per i marchi del lusso, destinatari naturali di questa innovazione. I brand hanno reagito in maniera molto positiva e stiamo già producendo dei campioni. Inoltre, abbiamo iniziato a realizzare campionari per lo sviluppo e l’industrializzazione di quelli che saranno i primi prodotti sul mercato con pelli HEARTH”.

Ci sono tutti gli estremi per ambire alla creazione di un brand universalmente riconoscibile, un po’ come Loro Piana fece “firmando” i capispalla costruiti con le proprie lane di pregio. 

Sicuramente è un progetto ambizioso e non è facile fare previsioni, siamo molto fiduciosi e orgogliosi dei risultati raggiunti e crediamo che sia un progetto interessante, in un momento in cui il consumatore è attento alla sostenibilità”.

Una qualità che non penalizza il costo

Quasi sempre, i prodotti meno inquinanti o più sani richiedono un esborso maggiore all’acquirente finale. Nel caso di HEARTH, la scelta etica non viene penalizzata. “Siamo orgogliosi di dire che ad oggi la scelta è stata quella di proporre HEARTH al pari prezzo di una nostra pelle prodotta con metodo tradizionale, questo perché crediamo fortemente nel progetto e vogliamo supportare i brand nei loro percorsi di sostenibilità”.

Lo sforzo è encomiabile, visto che l’iter per il conseguimento di questo risultato ha comportato anni di ricerca e sviluppo, tecnologie, investimenti. 

Abbiamo messo cuore e passione nella creazione di HEARTH mettendo al centro della nostra ricerca e sviluppo l’attenzione per l’ambiente – afferma Matteo Mastrotto– Per arrivare a questo risultato abbiamo dovuto pensare fuori dagli schemi, essere creativi, sognatori… Si tratta di un cambio di paradigma totale e il risultato è davvero importante. Siamo orgogliosi di portare questo contributo al mondo della moda e del lusso ma anche al nostro settore, si tratta di un’innovazione che ci da una nuova identità, frutto di azioni concrete che portano a risultati concreti”.

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Non si tratta di parole, ma di fatti. Basti pensare che la produzione di cuoio emette tra 7 e 17 kg di CO2 equivalenti per metro quadro. Le emissioni da smaltimento in discarica della pelle sono altrettanto rilevanti, con valori che vanno da 4,08 a 8,78 kg CO2e/m2. Sul fronte della cosiddetta pelle sintetica (o “similpelle”) come il PU (poliuretano) l’impatto ambientale è differente:  la produzione del materiale di base comporta l’emissione di circa 15,8 kg CO2e/m2. La pelle PU non è biodegradabile e rilascia microplastiche nell’ambiente. 

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