Stile ed economia per chi guarda avanti

Swap party: la nuova tendenza che coniuga moda e sostenibilità

Swap party: la nuova tendenza che coniuga moda e sostenibilità

La vita di un indumento acquistato è sempre più breve: non supera i quattro anni e la maggior parte delle volte si ferma a tre; sono 92 milioni le tonnellate di rifiuti tessili e dal 10 al 30 per cento del tessuto usato nella produzione di indumenti viene sprecato nel processo produttivo.  

È uno scenario preoccupante quello che questo dati ci raccontano: nel tanto parlare di inquinamento, ambiente e sostenibilità, non sempre si tiene conto dei danni provocati dallo smaltimento dei rifiuti derivanti dal settore del fashion; la sensibilizzazione verso il tema, comunque, si fa sempre più alta ed è più facile, oggi, sentir parlare di eventuali soluzioni che ogni individuo può mettere in atto. Tra questi, uno di quelli più in voga, al punto da essere diventato un appuntamento cool, è lo swap party

Swap party: come funziona

«Con il termine swap party si intende un evento in cui le persone possono scambiare oggetti, abiti e accessori ancora in buono stato ma che non vengono più utilizzati magari per un cambio di taglia o gusti cambiati spiega la consulente di immagine Roberta Guido – Sono appuntamenti in cui ogni partecipante porta abiti che non indossa più e che desidera utilizzare come merce di scambio per ottenere un nuovo capo per sé. 

È un modo divertente e sostenibile per rinnovare il proprio guardaroba. Partecipare a uno swap party è un modo alternativo di fare shopping: da una parte possiamo trovare capi da inserire nel nostro guardaroba senza spendere cifre da capogiro e facendo sì che questi capi non finiscano tra i rifiuti – racconta Roberta -; dall’altra, possiamo permettere ai vestiti che non indossiamo più di avere una nuova vita in un nuovo guardaroba. In questo modo si azzerano i costi e, soprattutto, l’impatto ambientale».

Andiamo nel dettaglio e cerchiamo di capire, con l’aiuto di Roberta, che organizza per lavoro questo tipo di appuntamenti, come funziona uno swap party: «Vi è un’iniziale selezione dei capi da parte dell’organizzatore, per assicurarsi che gli abiti portati dai partecipanti siano in buono stato: tendenzialmente c’è un massimo di capi che puoi portare, onde evitare l’effetto discarica, e anche un massimo di pezzi che si possono prendere così che ognuno porti a casa il giusto.

Certo, può capitare che partecipando a uno swap party non si trovi niente che ci piace ma… non dobbiamo dimenticare l’obiettivo, ovvero quello di dare nuova vita a quei tuoi vestiti che hai fatto finire nel dimenticatoio, che potrebbero far felice qualche altra persona, e quello di ridurre l’impatto sull’ambiente che quei capi, invece, avrebbero».

Il grande successo, anche in Italia, dello swap party

Questa tipologia di appuntamento nasce in America, negli anni ’90, con il termine di “baratto market”, ma ben presto ha preso piede anche nel resto del mondo, passando da Londra a Milano, conquistando il cuore della maggior parte delle città d’Italia. Un successo, quello degli swap party, dovuto alla sua capacità di incontrare quelle nuove necessità che, negli ultimi anni, si sono fatte forti e sempre più imminenti: la prima, la necessità di risparmiare; la seconda, quella di liberarsi dell’accumulo di abiti, una tendenza che per molto tempo non ha visto limitazioni.

Ultimo ma non per importanza, c’è il bisogno sempre più avvertito, dalle persone, di abbracciare il tema della sostenibilità. Non è più un segreto, infatti, che l’industria della moda sia tra le più inquinanti al mondo e gli stessi grandi Brand stanno proponendo sempre più soluzioni possibili.

Si stima che circa il 10 per cento delle emissioni di gas serra prodotte ogni anno a livello globale derivi proprio dalla Fashion Industry; sono 93 miliardi i metri cubi ogni 12 mesi di consumo d’acqua di cui è responsabile. Ben l’85 per cento dei tessili prodotti finisce in discarica: «È un’urgenza che nessuno può più ignorare, chi la moda la fa e chi ne è consumatore.

I nostri ispiratori sono le nuove generazioni: loro, pur essendo vittime di chi ha inquinato il mondo fino ad oggi, hanno a cuore le tematiche ambientali e sono infatti i primi appassionati di second hand, mercatini. Partecipare a swap party – conclude Roberta – è un modo per coniugare socializzazione ed economia circolare, due tematiche sulle quali c’è bisogno di tornare con urgenza». 

ARTICOLI CORRELATI