Stile ed economia per chi guarda avanti

Bialetti: la Moka express va al Mercato della Frutta

Bialetti: la Moka express va al Mercato della Frutta

Fu la matita di Paul Campani, nel 1958, a creare l’Omino con i baffi, dal dito alzato in segno interlocutorio: l’emblema della Bialetti. Ovvero della prima caffettiera a uso domestico che nei primi anni 30 rivoluzionò le abitudini degli italiani, fino a quel momento legati alle torrefazioni e abituati a consumare la loro bevanda prediletta al bar.  La prima Moka Express entrava nella vita quotidiana del paese e non ne sarebbe più uscita. Anzi, sarebbe diventata un’icona del design -oltre che progetto industriale- capace di entrare al Moma di New York o alla Triennale di Milano. 

L’Omino di Bialetti non sta mai fermo, salta i decenni e riesce a stare al passo con i tempi.

Tanto che oggi la collezione Mercato della Frutta saluta la primavera con un set modulare capace di riempire i tavoli e la vista: tazzine, mug, bicchierini, zuccheriera, piatti, tovagliette e bottiglie termiche. La mitica Moka Express si riveste di  colori golosi come il verde menta, pesca e blu cobalto. E arriva anche in versione mini, con un decorativismo che sceglie i limoni sulla base gialla e le ciliegie su quella magenta.

moka

La Moka Express accompagna la contemporaneità

La Moka Express Bialetti nacque come trovata assolutamente geniale: Alfonso Bialetti aveva vissuto la cruciale intuizione guardando sua moglie fare il bucato. 

Ai tempi, i panni sporchi venivano messi in un pentolone con un tubo  e la parte superiore forata, insieme al sapone (la liscivia) e all’acqua: quando quest’ultima bolliva, saliva lungo il tubo e ridiscendeva sul bucato, inzuppandolo.  

Ebbene, la caffettiera Bialetti seguiva lo stesso principio fisico: l’esperienza di Alfonso come fonditore di alluminio sembrava collocarsi perfettamente nel suo destino, perché quello è stato il materiale elettivo della Bialetti per lustri. L’industria Bialetti nacque a Crusinallo proprio fondendo alluminio e arrivò a produrre 4 milioni di caffettiere l’anno, negli anni Cinquanta. Un archetipo che ha saputo adattarsi anche al mondo dell’induzione, portando i designer a concepire una nuova Moka Express con caldaia e imbuto in acciaio Inox (e coperchio e raccoglitore nel sempiterno alluminio).

Anche l’avvento delle cialde è stato un elemento dirompente, tanto che nel 2010 l’azienda ha subito una fase di profonda trasformazione per adeguarsi al mercato. 

Dal retail alle cialde, fino al caffè macinato (prodotto dell’anno)

Nel 93, il titolare della Rondine, Francesco Ranzoni, acquisisce una partecipazione rappresentativa del capitale sociale di Bialetti. Cinque anni più tardi le due aziende si uniscono. Un fattore provvidenziale per affrontare le sfide del Terzo Millennio: nel 2006 Bialetti vara il progetto retail, nel 2007 di quota in Borsa, nel 2010 affronta una importante ristrutturazione del debito per riemergere più forte che mai.

La tradizione rimane salda, ma intorno alla Moka il mondo si popola di meravigliosi prodotti complementari, fra cui Gioia, la Super compatta che porta il gusto del vero espresso con cialde di alluminio riciclabile. Nel 2022, complice una campagna pubblicitaria con il volto di Luca Argentero, il macinato per moka diventa prodotto dell’anno.

Oggi, con la collezione Mercato della Frutta, arriva anche il macinato aromatizzato cocco (CoccoBello), che segue la versione alla mandorla dello scorso anno. 

Lo spirito di Alfonso aleggia sempre, anche a Coccaglio, la sede in cui Bialetti si è trasferita a inizio 2000 lasciando la terra natale piemontese. 

ARTICOLI CORRELATI