Segnate pure questa data in agenda: 9 novembre 2025, ultimo giorno utile per visitare la mostra Brassaï. L’occhio di Parigi. Ad Aosta.
Ospitata presso il Centro Saint-Bénin questa ampia retrospettiva è stata realizzata dietro curatela di Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote del fotografo che detiene un’inestimabile collezione di stampe di Brassaï e un’estesa documentazione relativa al suo lavoro di artista.
Più di 150 stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al fotografo, per un approfondito e inedito sguardo sull’opera di Brassaï, con particolare attenzione alle celebri immagini dedicate alla capitale francese e alla sua vita, per un viaggio assolutamente imperdibile nella Ville Lumière – dai quartieri operai ai grandi monumenti simbolo, dalla moda ai ritratti degli amici artisti, fino ai graffiti e alla vita notturna – tutto grazie ad immagini iconiche che nell’immaginario collettivo identificano immediatamente il volto di Parigi.
Ungherese di nascita – il suo vero nome è Gyula Halász, sostituito dallo pseudonimo Brassaï in onore di Brassó, la sua città natale – ma parigino d’adozione, Brassaï è stato uno dei protagonisti della fotografia del XX secolo, in stretta relazione con artisti quali Picasso, Dalí e Matisse, vicino al movimento surrealista e a partire dal 1924 partecipe del grande fermento culturale che investì Parigi in quegli anni.
Le sue immagini furono addirittura pubblicate sulla rivista surrealista “Minotaure”, di cui Brassaï divenne collaboratore e attraverso la quale conobbe scrittori e poeti surrealisti come Breton, Éluard, Desnos, Benjamin Péret e Man Ray.
Tra i primi fotografi in grado di catturare l’atmosfera notturna della Parigi dell’epoca e il suo popolo di lavoratori, prostitute, clochard, artisti e girovaghi solitari, Brassaï non si limitava alla rappresentazione del paesaggio o alle vedute architettoniche, ma si avventurava anche in spazi interni più intimi e confinati, dove la società si incontrava e si divertiva.
Nel corso della sua carriera il suo originale lavoro viene notato da Edward Steichen, che lo invita a esporre al Museum of Modern Art (MoMA) di New York nel 1956: la mostra “Language of the Wall. Parisian Graffiti Photographed by Brassaï” riscuote un enorme successo.
I legami di Brassaï con l’America si concretizzano anche in una assidua collaborazione con la rivista “Harper’s Bazaar”, di cui Aleksej Brodovič fu il rivoluzionario direttore artistico dal 1934 al 1958. Per “Harper’s Bazaar” il fotografo ritrae molti protagonisti della vita artistica e letteraria francese, con i quali era solito socializzare. I soggetti ritratti in quest’occasione saranno pubblicati nel volume Les artistes de ma vie, del 1982, due anni prima della sua morte.
La sua fotografia, definita umanista per la presenza essenziale di donne, uomini e bambini all’interno degli scatti (ebbene riassumere il suo lavoro solo sotto questo aspetto sarebbe riduttivo), rivive oggi con estrema potenza ad Aosta e da dovunque partiate…questa mostra sublime vale il viaggio!



