Trucco è spesso sinonimo di mistificazione. Lo stesso senso della parola make up in inglese dà come sinonimo “disguise”. Come se pennelli, colori e fondotinta fossero i supporti di una maschera che mettiamo per meglio apparire ma non solo: sempre più spesso per omologarci. Stesse sopracciglia, stesse labbra, stessi interventi che poco considerano l’identità soggettiva e tanto si poggiano su mode, tendenze, tormentoni di celebrità più o meno pervasivi.
Sentire Paolo Guatelli parlare di morfo psico make up- ovvero del trucco come strumento per conoscere se stesse e valorizzare non solo il volto, bensì l’anima, è semplicemente straordinario.
Quando poi sfodera l’acronimo SMS –ergo Shape, Mind, Soul- si comincia a riflettere sul modo in cui ci si guarda allo specchio ogni mattina.
“Parlo spesso di Beauty Mindfullness, riferendomi al fatto che ogni persona, ogni mattina, può vivere quel momento in totale intimità con se stessa, osservandosi nuovamente attraverso le mani e puntando non a cancellare difetti ma a scoprire e valorizzare la propria identità più profonda”.

Lui, Guatelli, ha un percorso che lo rende molto più di un esperto di make up: padre direttore d’orchestra, madre appassionata di teatro, studi di architettura, la folgorazione per il make up che lo porta diretto da Diego Dalla Palma, di cui diventa braccio destro per un certo periodo. Poi, spicca il volo in autonomia: dieci edizioni di Detto Fatto Rai e competenze da vero e proprio uomo prodotto, capace di sovrintendere allo sviluppo di un marchio in tutti gli step della filiera creativo-produttiva: comunicazione, grafica, marketing. E, naturalmente, prodotto, capace di unire natura e tecnologia.
Ma qui c’è un gradiente in più che non avevamo mai sentito prima: la morfo psicologia.
Morfo-psico-make up: dal trucco al subconoscio
E’ affascinante apprendere che dalla struttura delle narici, da una dimensione più o meno ampia della fronte, dalla prominenza o turgore delle labbra, possiamo comprendere l’impalcatura mentale, emozionale e istintuale di un essere umano.
La morfopsicologia è la scienza che studia le relazioni tra la forma del viso e lo psichismo, ovvero studia i rapporti antropometrici del viso in relazione allo stato fisiologico e psicologico del paziente.
“Ha le sue origini nella fisiognomica ma va oltre. Qui lo studio è dinamico e si basa sui due istinti complementari e opposti: espansione e ritrazione. Lo stesso concetto di Yin e Yang orientale”.
Qui, quando una persona si siede davanti a Paolo Guatelli, sa che non verrà portata a somigliare a nessuno che non sia se stessa. E che quando si alzerà avrà fatto un passo verso l’armonizzazione del dentro e del fuori.
Qui, il “trucco” cancella ogni trucco e diventa occasione di scoprirsi davvero.
“Spesso ci sono elementi profondi, inconsci, che costituiscono vere e proprie fissazioni. O ci sono blocchi energetici nel soggetto. Il concetto di difetto va completamente ridiscusso”.
E qui si scopre che intervenire su un “difetto” in maniera radicale può addirittura creare scompensi emozional-relazionali.
“Poniamo il caso di una gibbosità nasale che in termini morfo psicologici rappresenta una difesa, una protezione relazionale. In questo caso cambiare la morfologia del naso e il volume delle labbra può avere una ricaduta sulla vita affettiva del soggetto”.
Perciò, accarezzandosi il volto, sentendolo con le mani, usando colore e segni che comunemente chiamiamo make up, si arriva a comprendere tante cose di sé e a rimettere in connessione mente e cuore.
Natura e tecnologia
La natura è da sempre nella vita di Paolo Guatelli: “la zia di mia mamma ha introdotto in Italia la linea Weleda, ho vissuto antroposofia e biodinamica nella mia quotidianità. Il make up integralmente naturale non è performante o rischia di non esserlo, va integrato con tecnologie capaci di ottimizzare il risultato”.
Tenuta ottima, toni meravigliosi che vanno decisamente oltre la valenza marketing dell’armocromia.
“Gli schemi limitano sempre la nostra unicità. Doversi riconoscere in cinque parametri di cromie è riduttivo. Inoltre uno stesso colore viene interpretato in tantissimi modi diversi, non esiste una unicità. Però possiamo decidere di usare colore e forma per espandere la nostra energia, per essere più o meno accoglienti”.
Dovrebbe tornare Cartesio, magari insieme a Freud. Potrebbero scoprire che la conciliazione fra forma pensiero e inconscio passa attraverso le mani (e gli occhi) di un make up designer.