C’è un luogo che non ha bisogno di metaverso o di AI, perché endemicamente narra la capacità della vita di essere multilivello. Reale e immaginifico nello stesso tempo. Questo luogo è Palazzo Te. Un’opera d’arte immersiva, che il genio di Filippo Romano e la visione di Federico II Gonzaga strutturarono come una immensa macchina scenica, capace di parlarci di giganti e gesta eroiche, di mito ed erotismo.
“L’impressione è di essere in un luogo in cui tutto può accadere, un mondo “altro”, parallelo, logicamente illogico, come aver attraversato la tana del Bianconiglio -afferma Stefano Baia Curioni, direttore della Fondazione Palazzo Te, esprimendo con parole perfette la malia di questo edificio capace di svelare quinte diverse a ogni passo: “statue antichi dèi, da Venere Dolfinaria a Mercurio, e busti di filosofi e ancora, sopra, le fatiche di Ercole tra l’Idra, Deianira, Nesso e il Leone e, in alto un soffitto prezioso, tonitruante, scandito da raffigurazioni del monte Olimpo e popolato di strane salamandre… tutto vero e tutto finto, tutto dipinto, vivo e lontano”.
E poi il cortile dei cavalli, la stanza di Amore e Psiche, la camera dei Giganti che ci getta addosso “mani, occhi enormi e gigantesche architetture che si sfrangono muovendosi in precipizio lungo le linee già annunciate dal movimento delle travi nel Cortile d’Onore”. Altro che AI. Qui è la potenza dell’arte con le sue miriadi di espressioni possibili a investirci e portarci altrove.
Ora più che mai. Infatti, al compimento del Cinquecentesimo anno di vita, questo luogo fantastico celebra la trasformazione di cui è protagonista da sempre, con una mostra titolata Dal Caos al Cosmo. Metamorfosi a Palazzo Te, sotto la curatela di Claudia Cieri Via.
Dal 29 marzo al 29 giugno 2025, complici capolavori provenienti dal Prado, dagli Uffizi da Galleria Borghese, dal Louvre o dall’Albertina di Vienna, vivremo la magia di Palazzo Te ulteriormente amplificata. Dalla metamorfosi di Ovidio al Labirinto di Balich studio, potremo percorrere un viaggio sperimentando la ciclicità del tempo, Eros e Potere, la Superbia e la Punizione conseguente, l’attitudine al doppio che la personalità umana manifesta da sempre.
Ed è significativo vedere quante istituzioni si sono mosse per consentire a Palazzo Te di sprigionare una interdimensionalità che porta fino all’installazione video di Isaac Julien, saltando da Rubens e Tintoretto a un artista esposto al Moma di New York.
Fondazione Banca Agricola Mantovana e Fondazione Comunità Mantovana, Poste Italiane, Gruppo Editoriale Athesis si sono unite al Comune di Mantova e agli Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani.
Tintoretto, Correggio, Zucchi: il mare dell’arte inonda Mantova
Le sezioni della mostra sono veri e propri archetipi. E le vicende amorose degli dei –comprese le loro malefatte per compierle- portano a Palazzo Te alcuni capolavori eterni calati in un percorso emozionale. Il Ratto di Ganimede e La favola di Leda di Eugenio Cajés arrivano dal Prado evocano il ciclo degli Amori di Giove che Federico II Gonzaga aveva commissionato a Correggio in occasione del soggiorno di Carlo V a Mantova.
La Minerva e Aracne di Tintoretto arriva dagli Uffizi. Amore e Psiche non vive solo nella grandiosa stanza ma anche nella versione di Jacopo Zucchi, proveniente da Galleria Borghese. Il tema del doppio, porta dagli Uffizi a Mantova il Narciso alla fonte di Boltraffio, mentre il mito della ninfa Eco viene narrato dallo Scarsellino, in prestito da Gallerie Borghese. Le divinità non fanno una gran figura, le loro vendicative gesta proseguono con il Ratto di Proserpina di Rubens (dal Musée du Petit Palais di Parigi) e con Nettuno rapisce Anfitrite di Giulio Romano.
Gli affreschi di Romano si fondono con la contemporaneità di Julien
Isaac Julien interroga il tema della Metamorfosi nella cultura contemporanea, in assonanza con Giulio Romano, interpretando Palazzo Te attraverso il rapporto passato/presente e Uomo/Natura, per realizzare una videoinstallazione multicanale di dimensioni ambientali. L’artista che ha esposto in templi dell’arte contemporanea come il Museum of Modern Art di New York (2013), l’Art Institute of Chicago (2013), il Museum of Contemporary Art di San Diego (2012) e il Centre Georges Pompidou di Parigi (2005), ci mostra la capacità di confrontarsi con il passato, inglobandolo: l’opera nasce infatti dal confronto con il ciclo di affreschi di Romano, in collaborazione con University of Santa Cruz.
“Il lavoro di Isaac Julien inviterà a riflettere sul rapporto tra entità diverse del mondo vivente, umane e non umane, e sull’urgenza di una trasformazione ecologica, abbracciando un’idea trasformativa di concetti quali l’identità, il genere, la specie” spiega il curatore Lorenzo Giusti, confermando la continuità tra questo intervento e il senso dell’intero programma del Cinquecentenario.
In un percorso esplorativo di questo calibro, non può mancare il tema del labirinto. Balich Wonder Studio lo proporrà al pubblico negli spazi del Giardino dell’Esedra, a fine 2025.