Stile ed economia per chi guarda avanti

IL VOLTO DELL’ARTE È DONNA: PAESE CHE VAI…ART CURATOR CHE TROVI.

IL VOLTO DELL’ARTE È DONNA: PAESE CHE VAI…ART CURATOR CHE TROVI.

A lungo appannaggio dell’universo maschile, il lavoro dell’Art Curator è in piena virata di bordo e proprio il 2025 si appresta a diventare un anno di netta cesura tra passato e presente grazie a donne di elevato spessore culturale che stanno ridisegnando il volto dell’arte a livello mondiale. 

È questo il caso della Biennale di Shanghai che vedrà Kitty Scott, curatrice canadese, assumere la carica di curatore capo, segnando una svolta epocale poiché dal 1996 mai nessuna donna aveva ricoperto questo ruolo.  

Ma un curatore d’arte…chi è? E soprattutto, cosa fa? Per indagarne figura e ruolo dobbiamo compiere un lunghissimo salto temporale per arrivare al concetto latino di “cura”, la cui etimologia è legata al concetto di “preoccupazione”, “sollecitudine”, “attenzione” e “governo”. Non a caso il “curatore d’arte” è un professionista che si occupa di tutti gli aspetti che ruotano attorno all’organizzazione di una qualsivoglia esposizione o manifestazione artistica, dai contenuti agli allestimenti, dalla promozione alla gestione finanziaria.

Più o meno pragmatico, talvolta idealista, spesso dotato di approccio scientifico ovvero basato su modelli critici senza rinunciare comunque a slanci di assoluta creatività,  quella dell’art curator è una figura complessa, capace di incutere soggezione e avvolta in una sorta di fascinazione. Nata in un momento storico preciso, quando si passa dall’esposizione concepita come semplice giustapposizione di opere, all’esposizione intesa come attività organizzata sulla base di precise modalità, questa affascinante figura professionale si forma nel bozzolo di fine XIX secolo, momento cruciale per il sistema dell’arte contemporanea che vede venire alla luce aspetti espositivi, critici e commerciali di cui fino ad allora mai si era tenuto conto.

Un grazie, sincero e doveroso, va anche  alle avanguardie artistiche, con le quali la curatela diventa una metodologia di sovversione verso il sistema ufficiale, oltre che uno strumento creativo di sperimentazione focalizzata sulla commercializzazione dell’arte. 

Bisognerà  invece attendere architetti come Gio Ponti, Duilio Torres e Carlo Scarpa per l’elaborazione di nuove teorie inerenti gli spazi espositivi e la loro necessaria organizzazione attraverso l’uso della luce e del colore per allestimenti non solo funzionali ma anche e soprattutto in grado di valorizzare le opere esposte. In questo complesso universo parallelo di studi, ricerche e scelte stilistiche, dominano oggi figure femminili provenienti da tutto il mondo.

KITTY SCOTT. LA BIENNALE DI SHANGHAI 2025 PARLA CANADESE

Rinnovamento, o forse più rivoluzione, in seno alla Biennale di Shanghai che per l’edizione 2025 prende una direzione assolutamente inattesa e a dir poco inedita affidando l’edizione 2025 all’affermata curatrice canadese Kitty Scott, prima donna a ricoprire questo ambito ruolo dal 1996, anno di fondazione della Biennale. Che si parli di riscatto al femminile, di orgoglio personale o altro, resta indiscutibile il fatto che con la sua nomina la Scott stia dando un contributo incredibile alla storia dell’arte contemporanea, diventando un esempio per tantissime altre donne nel mondo dell’arte contemporanea. 

Kitty Scott non si è fatta mancare nulla e lungo la sua strada professionale, lastricata di successi e posizioni di rilievo, è stata curatrice d’arte moderna e contemporanea dell’Art Gallery of Ontario, curatore capo alla Serpentine Gallery di Londra e curatrice del Padiglione Canadese alla 57ª Biennale di Venezia, acquisendo un’esperienza internazionale che le ha consentito di sviluppare un’articolata visione della scena artistica globale per approdare alla Biennale di Shanghai 2025 con una forza dirompente e un estro intellettivo da cui è scaturito il titolo della manifestazione stessa, “Does the Flower Hear the Bee?” (“Il fiore sente l’ape?”), idea nata dall’osservazione della delicata relazione tra fiori e api.

Infatti, cosi come i fiori sono in grado di rilevare il ronzio delle api arrivando a dolcificare il proprio nettare solo per attrarle, allo stesso modo arte e società possono interagire e influenzarsi, creando nuovi modelli di reciproca conoscenza e vicendevole comunicazione.

La prossima Biennale si terrà da Novembre 2025 al 31 marzo 2026 presso la Power Station of Art di Shanghai, uno dei luoghi più innovativi e stimolanti per l’arte contemporanea in Cina: Kitty Scott saprà essere di certo all’altezza delle aspettative e saprà come stupire il mondo intero!

BENEDETTA CARPI DE RESMINI. QUANDO L’ART CURATOR È ANCHE PROJECT MANAGER

Benedetta Carpi De Resmini è una delle figure professionali che meglio incarna il binomio Art Curator/Project Manager, sommando competenze tecniche a competenze manageriali, curiosità a cultura, versatilità a capacità di osservazione.  

Docente di Treccani Accademia per diversi Master dell’area Arte e Cultura, e Direttrice di Latitudo Art Projects,  la Carpi De Resmini ci ricorda che  la figura professionale del Curatore e quella del Project Manager Culturale non sono affatto sovrapponibili bensì complementari. Tra i progetti che ha ideato compare anche Magic Carpets, piattaforma co-finanziata da Creative Europe Large Scale, che vede 13 partner istituzionali collaborare in un’attività di scambio per artisti emergenti che intendono sviluppare a loro volta progetti legati alle comunità o realtà socialmente e politicamente difficili.

“Il Curatore è uno dei mestieri che sfugge spesso alle classificazioni tradizionali e appartiene alla sfera dell’esistenza. Come dice Heidegger “curare” afferisce alla struttura fondamentale dell’Essere (in latino preoccupazione e sollecitudine): essere nel mondo, quindi essere fra gli altri. La cura è l’espressione del rapporto tra l’uomo e gli altri; è in questa definizione che possiamo individuare la sottile differenza tra il Curatore e il Project Manager. Perché il termine cura oltre a riferirsi alla sollecitudine e all’attenzione con la quale si svolgono in questo caso i progetti, si riferisce soprattutto alla tensione che si ha verso gli altri. Credo che sia proprio questa peculiarità che contraddistingue il mestiere del Curatore”.

Questa analisi lucida di Benedetta Carpi De Resmini si accompagna a un nuovo ruolo che le è stato assegnato e che si collega direttamente al venticinquesimo anniversario della Collezione Farnesina. Sarà infatti la Carpi De Resmini ad occuparsi della curatela dell’esposizione, che avrà lo scopo di promuovere l’arte italiana all’estero tramite gli Istituti Italiani di Cultura, puntando su un concept espositivo ispirato alla tematica dell’incontro col mondo, in un’ottica di diplomazia culturale.

Benedetta Carpi de Resmini propone a tal proposito una “riflessione profonda e articolata sul rapporto tra uomo e natura”, con una serie di opere attentamente selezionate (e realizzate per lo più da artiste) che interpretano in modo critico la crisi ambientale e le disuguaglianze sociali. “Scelta non casuale – spiega la neo curatrice– che nasce dalla consapevolezza che il legame tra le donne e la natura ha radici profonde e simboliche, che attraversano culture e tradizioni. Storicamente associate alla fertilità, alla cura e alla Madre Terra, portano con sé una sintonia profonda con i cicli della natura, e una capacità nel sapere denunciarne le alterazioni”.

MARIKA PARSADANELLI WARDELL. L’ARMENIA È SEMPRE PIÙ VICINA

Giovane e affascinante, entusiasta per DNA e art curator per passione, Marika Parsadanelli Wardell è armena di nascita ma cittadina del mondo grazie ai suoi continui viaggi alla scoperta di talenti. Per lungo tempo attiva in Russia, oggi si muove tra l’Armenia, Marbella e Venezia occupandosi di mostre dal sapore internazionale. Nel 2006 ha creato la Global Production Agency by Marika Parsadanelli Wardell, con una spiccata propensione per i lavori “al femminile” e in generale per tutto ciò che arriva da questo complesso universo contemporaneo. 

Insieme al famoso collezionista e mercante d’arte Patrick Carpentier , nel 2012 ha organizzato una delle più grandi mostre di scultura dedicata ad Auguste Rodin in Russia.

Le opere in esposizione, tutte  provenienti dalla Francia e collocate presso il Museo Nazionale della Storia di San Pietroburgo e il Museo-Riserva Tsaritsyno di Mosca, sono state affiancate da altrettanti famosi modelli in gesso fuso e dai calchi della famosa edizione di Goupil in 125 esemplari, per un imponente tributo al progenitore della scultura moderna. Sempre con Carpentier, la Parsadanelli Wardell è approdata nel 2017 a Baku in Azerbaijan con la mostra #GUFFOGG dedicata all’artista americano Shane Guffogg e alle sue opere astratte, riproposto a qualche anno di distanza nel 2024 in occasione della Biennale Arte di Venezia negli spazi interni di Palazzo Contarini del Bovolo, in supporto al curatore Pier Paolo Scelsi.

Il 2024 ha rappresentato l’anno ufficiale della consacrazione di Marika Parsadanelli Wardell in Italia come art curator sperimentale particolarmente attenta al mondo femminile che sempre in Laguna, questa volta nella meravigliosa cornice dell’Oratorio dei Crociferi, lei stessa e in totale autonomia ha portato all’attenzione di critica e pubblico ideando la mostra collettiva TOGETTHERE With a Woman, chiamando a raccolta da tutto il mondo 13 artiste piu o meno affermate con l’obiettivo di celebrare la creatività, la resilienza e l’impegno delle donne nell’arte contemporanea in un path coinvolgente di pittura, performance, installazioni e video.

Grazie a questa sorta di pellegrinaggio spirituale attraverso opere di grande impatto emotivo, rivolte alla contemplazione della condizione femminile nel passato e nel presente, la Wardell ha dato prova di talento e sensibilità che non mancheranno certo di dare nuovi frutti e regalare nuove esperienze chissà magari ancora una volta nella cornice della Serenissima.

ARTICOLI CORRELATI