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“IN-BETWEEN”. Il Giappone porta a Venezia IA generativa e ‘spazio intermedio’

“IN-BETWEEN”. Il Giappone porta a Venezia IA generativa e ‘spazio intermedio’

Il 23 novembre 2025 si spegneranno le luci della 19° Biennale Internazionale di Architettura ma nel frattempo brilla in Laguna il Padiglione del Giappone che ci invita ad un’immersione mente-corpo nella mostra  “IN-BETWEEN”, curata dall’architetto Jun Aoki e in perfetta sintonia concettuale con il tema proposto quest’anno da Carlo Ratti: “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva”.

Quella proposta da Jun Aoki – Professore emerito dell’Università delle Arti di Tokyo, è una riflessione sui progressi esponenziali della tecnologia digitale e sul mondo intero “preso dal timore che, in un futuro molto prossimo, l’IA generativa possa modificare completamente le sfaccettature della nostra società, del nostro ambiente e persino delle nostre menti.

In particolare, si potrebbe sembrare che con la proliferazione dei social media e di altre tecnologie digitali, il Giappone si stia dirigendo verso una società politically correct, universale e mediocre, definita solo dalla mancanza di errori o difetti. È vero che l’IA generativa fornisce la risposta con il minor errore derivante dalla sintesi dei dati esistenti e che noi tendiamo a percepirla come la risposta “corretta”. Tuttavia, se continuiamo su questa strada, ci aspetta una società in cui l’uomo si rimette all’IA generativa e non è più l’uomo il soggetto”

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Da qui l’invito si a ripensare la nostra percezione della dicotomia soggetto-oggetto ma anche ad aggiornare la nostra intelligenza, promuovendo nel contempo l’idea di “spazio intermedio”. 

Cosa significa? A cosa si fa riferimento?

In Giappone è diffuso il concetto di “ma”, parola che significa “spazio-tempo intermedio”, con una lunga storia alle spalle tanto che in origine non stava solo a significare “intervallo” o “spazio” in senso letterale, ma indicava la tensione che si crea dallo scambio (dialogo) tra due oggetti sino alla nascita di un soggetto immaginario. Quest’ultimo, secondo questa concezione, non si trova né in noi esseri umani né nel mondo esterno, bensì in un mondo che non è né uno né l’altro, in una terza dimensione: lo spazio intermedio.

Lo spazio intermedio è la situazione di scambio (dialogo) indistinto tra umani e non umani, tra naturale e artificiale e immergersi in esso rappresenta una nuova forma di intelligenza.

Nell’intento di esplorarla, viene preso in considerazione l’edificio stesso del Padiglione del Giappone. Questo tentativo mira a creare una situazione di scambio (dialogo) reale e immaginario tra gli elementi che compongono il Padiglione del Giappone: l’Apertura, le Colonne Murarie, i Muri Esterni, la Terrazza in Mattoni, la Pensilina, il Percorso ad anello in pendenza e l’Albero di Tasso – e gli esseri umani, a partire dal team curatoriale e le due coppie di artisti coinvolti.

A sostenere fortemente questa mostra la Japan Foundation (JF), unica istituzione giapponese dedicata alla realizzazione di programmi completi di scambio culturale internazionale in tutto il mondo, istituita nell’ottobre 1972.

Il Padiglione del Giappone ci ricorda che l’adattamento richiede cambiamenti radicali e approcci capaci di impiegare diversi tipi di intelligenza per ripensare l’ambiente costruito. Proprio come vuole questa Biennale di Carlo Ratti che attraverso una Mostra “Intelligens” ci invita a sperimentare, ad andare oltre i limiti di un focus limitato all’Intelligenza Artificiale e alle tecnologie digitali.

Nell’età dell’adattamento, l’architettura rappresenta un nodo centrale che deve guidare il processo con ottimismo ed è chiamata a rivolgersi a più generazioni e a più discipline, dalle scienze esatte alle arti. Nell’età dell’adattamento, l’architettura deve ripensare il concetto di autorialità e diventare più inclusiva, imparando dalle scienze.

All’architettura l’arduo compito di diventare sempre più flessibile e dinamica, proprio come il mondo per cui sta progettando.

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