Questa esposizione rappresenta l’inizio di un percorso espositivo ricco ed articolato, che inserisce di diritto la città di Pordenone fra i grandi protagonisti della fotografia internazionale, con molte anteprime nazionali.
Una nuova stagione dedicata all’esercizio “Del leggere”: l’avvio di un progetto culturale che pone al centro il tema della lettura in tutte le sue declinazioni, rimarcando così il ruolo culturale di Pordenone che negli anni ha costruito una straordinaria offerta culturale di rilievo nazionale preparandosi nel contempo al fatidico 2027, anno in cui alla città verrà riconosciuto il ruolo di Capitale Italiana della Cultura.
La fotografia d’autore da’ spettacolo con la grande esposizione dedicata a Inge Morath (Graz 1923 – New York 2002), figura centrale del fotogiornalismo del Novecento e prima donna entrata a far parte della celebre agenzia Magnum Photos.
“Inge Morath. Le mie storie” svela ed approfondisce una nuova parte della sua produzione, quella rappresentata dal ritratto con un’attenzione particolare al mondo della letteratura.
La mostra, che resterà aperta fino al 16 novembre 2025, proporrà un approccio originale e poco esplorato nella produzione della fotografa austriaca, focalizzandosi prevalentemente sulla seconda parte della sua vita, segnata dall’incontro avvenuto nel set del film “The Misfits” di John Houston e dal successivo matrimonio con il drammaturgo Arthur Miller.
Il percorso espositivo propone circa 110 fotografie e viene ospitato all’interno degli spazi espositivi di Galleria Harry Bertoia, luogo dove lo scorso si sono tenute le due anteprime nazionali dedicate a Italo Zannier e Bruno Barbey con il progetto “Les Italiens”.
Viaggiatrice instancabile, curiosa per natura, di lei il marito – nonché celebre drammaturgo americano Arthur Miller – era solito dire “Non appena vede una valigia, Inge comincia a prepararla” tanto è vero che la Morath ha davvero visto il mondo, dall’Italia alla Spagna, dall’ Inghilterra all’Iran, dalla Francia all’Austria, dal Messico all’Irlanda, passando per Romania, Stati Uniti d’America e Cina, per restituirci paesaggi, personaggi e situazioni ora ritratti a colori ora in bianco e nero.
Il suo amore per il viaggio si è inoltre spesso tradotto n reportage preparati con meticolosa cura e approfondito studio dei luoghi, della loro lingua e cultura, facendo della fotografia uno strumento di conoscenza e al tempo stessa una questione profonda, personale, interiore, di anima. Del fotografo e dei luoghi.
La sua visione arrivava a considerare l’esistenza di un forte legame tra fotografia, passione e necessità, vedendo nella macchina fotografica come un mezzo d’eccezione per registrare la realtà, rivelando l’essenza di luoghi e persone.



