Il Capitano c’era davvero qui, nella splendida baia che sfiora Cefalù. Severino Randone, Capitano dell’Arma, amante della sua terra, non solo costruì una delle strutture ricettive più assonanti con l’anima della sua Sicilia, ma promosse una visione “ecumenica” del turismo, in collaborazione con gli albergatori del luogo.
La sua compenetrazione con il territorio, con l’attività che aveva avviato, era tale da indurre i suoi figli , Francesco e Carmen Silva, a dire “siamo cresciuti in albergo, tanto da considerarlo come la nostra casa”.
Dedizione, impegno, cura dei dettagli, il rigore e il rispetto tipici di un uomo che ha indossato la divisa, si sono riversati per osmosi nella gestione di questo albergo storico, rendendo Baia del Capitano un luogo identitario e inconfondibile.



Le onde della Baia scorrono accompagnando la storia
Gli anni di Severino Randone erano quei Settanta forieri di cambiamento ma anche di note oscure. L’immagine della Sicilia era intorbidita da eventi poco rassicuranti, che interruppero per un paio di decenni il fiorire del turismo internazionale. Poi, alla fine degli anni Novanta, si dischiuse una nuova epoca, per Cefalù e per l’hotel Baia del Capitano.
Il contatto con la natura selvaggia dei dintorni, i giardini rigogliosi, il campo da tennis e le bocce, l’armonia delle stanze. Soprattutto, la delizia per il palato e per lo spirito offerta dal menu e da chef capaci di valorizzare la tradizione e le prerogative della cucina locale.
Questa poesia convive con la modernità della struttura, che è stata riqualificata e ristrutturata ben due volte nel corso dei suoi 30 anni proprio per adempiere all’evoluzione della domanda.
Da 34 a 54 stanze, senza mai tradire quel valore di intimità, di accoglienza avvolgente come è tipico nelle strutture non troppo grandi e gestite con amore. Baia del Capitano è passato nel fluire dei decenni conservando la sua magia. Il turismo è cambiato molto, si è fatto più fugace e veloce, sono ormai un lontano ricordo i tempi del mese di vacanza stanziale, come spiega il direttore Antonio Mancuso.
“Il fruitore moderno magari passa e sta due giorni. Con l’avvento di Internet e delle prenotazioni online c’è flessibilità sul last minute. Noi ci siamo adattati ai cambiamenti del mercato, all’evoluzione delle prenotazioni: quello odierno è un mercato individuale e digitale, gli operatori tradizionali –come le agenzie viaggi- sono quasi del tutto scomparsi”.
L’eno gastronomia e l’olio come esperienze emozionali
Con un cliente “mordi e fuggi”, seppure di livello medio alto, è difficile proporre esperienze complesse. “Certo, la fama di luoghi come Taormina, Noto, le Isole Eolie, Siracusa, è eterna. Qui, nelle Madonie, cerchiamo di far conoscere piccole delizie locali con escursioni mirate. Visite ad aziende vinicole, lezioni di cucina, tour eno-gastronomici”.
Assolutamente unici, gli assaggi di oli del territorio, aromatizzati al basilico, al limone, al rosmarino: “un’azienda locale produce olio in quantità limitate, la pigiatura è quasi manuale e rappresenta un’eccellenza a tutti gli effetti. A partire dalle bottiglie, vestite con colori e disegni tipici della Sicilia”.
Il menù dell’hotel segue le stagioni, nel rispetto della tradizione siciliana, con verdure, frutta, formaggi a km zero. Degustare queste prelibatezze nel giardino estivo può essere corroborante per il corpo e per lo spirito. Un po’ come visitare il Duomo del 1400 o vivere la festa del santo Patrono, dal 4 al 10 agosto, con eventi musicali e processioni che abbattono il muro dei secoli.



