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«Autobiografia dei miei cani»: i compagni silenziosi di Sandra Petrignani

«Autobiografia dei miei cani»: i compagni silenziosi di Sandra Petrignani

Sandra Petrignani, immersa tra romanzi e biografie, svela ora il proprio intimo mondo, intessuto di amori e amicizie di un’era ormai svanita, tramite i suoi fedeli compagni a quattro zampe. Essi, testimoni affettuosi di unioni e divisioni, di tristezze e di felicità, custodi silenziosi di ricordi incancellabili…

La scrittrice – più volte finalista al Premio Strega – apre le porte di un racconto avvincente avvertendo i lettori: «In questo libro, tutto è un’opera viva di verità e menzogna. Realtà e fantasia si intrecciano in un abbraccio indissolubile».

Autobiografia dei miei cani si rivela come un intricato mosaico di memorie, trasformate dalla mente, plasmate attraverso artifici letterari come gli affascinanti animali del titolo, e la necessità di «riscrivere in maniera sublime la propria esistenza» (citando Patrick Modiano, come sottolinea l’autrice).

Autobiografia-dei-miei-cani

È la realtà trasfigurata dall’arte letteraria che cela dietro pseudonimi tutti i personaggi principali, inclusi quei preziosi cani e la stessa autrice.

Dall’infanzia agitata a Piacenza, sua città natale, dove naviga tra legami d’infanzia e scopre una profonda connessione con le bestiole in pena, fino all’età adulta a Roma, fucina di emozioni irrinunciabili, e alla dimora rurale nell’Umbria, dove convivono quattro cani, cinque galline e vari gatti. Tra alti e bassi si stagliano tre matrimoni, la presenza di un figlio, amicizie cruciali, una tragedia straziante e, soprattutto, la letteratura, incarnata nei dialoghi confidenziali con un enigmatico intellettuale. 

Perché "autobiografia dei miei cani"?

«Ho bisogno di raccontare per interposta persona (o animale, in questo caso), così ho usato i cani, che sono stati e sono centrali nella mia vita. Li ho sempre visti come esseri disgraziati, al guinzaglio, incatenati o in gabbia, solitari. E siccome non ero una bambina allegrissima mi identificavo con loro. Il primo, Rocky, è arrivato per caso. Non mi sembrava vero. Avevo circa sette anni, lui era un barbone bianco. Era della portinaia che lo lasciava sempre solo. Poi è diventato mio e abbiamo unito le nostre solitudini». 

Il primo affetto speciale di Sandra Petrignani è stata Guapa, una piccola spinoncina con una storia quasi incredibile. Guapa un nome scelto con cura e ispirato a uno dei nomi degli animali di Brigitte Bardot, è scomparsa prematuramente, lasciando dietro di sé un velo di mistero sulla sua fine.

«Era una spinoncina, il primo cane davvero mio, che avevo scelto. Il nome lo avevo copiato da uno degli animali di Brigitte Bardot. Guapa se ne è andata troppo presto, forse è morta giovane. O forse no. La verità la scoprì anni dopo».

Nel processo di scrivere una biografia, sorge spontaneamente la domanda sulla necessità di restare fedeli alla realtà. La narrazione di una vita in poche pagine richiede inevitabilmente una dose di finzione. Mentre la realtà si espande, l’autobiografia, per sua stessa natura, si condensa in un racconto più incisivo e sintetico. Petrignani descrive il suo coinvolgimento profondo con la propria vita come un intenso confronto, dove, pur modificandola, ha mantenuto un sincero legame di verità. 

Il tema della memoria

Il libro affronta in modo significativo il tema della memoria. L’autrice esprime il concetto che «non c’è verità nei ricordi, ma piuttosto una costante mistificazione». Questo significa che il ricordo è soggettivo, riflette un punto di vista personale e spesso non tiene conto delle prospettive altrui.

Fondamentalmente, il libro si configura come un dialogo con coloro che non sono più tra noi, mentre la presenza dei vivi viene quasi interamente esclusa. All’interno della narrazione emerge la figura di un uomo misterioso con cui l’autrice intrattiene discussioni sulla scrittura. Sebbene possa sembrare un artificio letterario, in realtà si tratta di una persona reale, in carne e ossa, forse identificabile. L’intento è quello di esplorare un legame speciale, basato su una comprensione intellettuale profonda tra un uomo e una donna.

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